La regola del tre, di Roberto Rossi
Recensione: La regola del tre è un romanzo thriller di Roberto Rossi, uscito il 17 settembre per Marsilio Editori. Tra le sue righe passato e presente si intrecciano indissolubilmente, insieme alle antiche credeze e tradizioni dell’Umbria dei piccoli borghi medievali.
La trama
Una scritta rossa sul portone della chiesa di Montone, un pittoresco paesino ai piedi dell’Appennino umbro, preannuncia l’efferato omicidio di don Lucio Bessa, il parroco della comunità. Pochi giorni dopo, sempre a Montone, Santo Bianconi, giornalista della Gazzetta dell’Umbria, viene mandato fuori strada mentre indaga proprio su quel caso, e finisce in coma. Per l’ispettore della questura di Perugia Domenico Montemurro, Santo è quasi un fratello; mentre la sua vita privata va in pezzi, si getta perciò in quell’indagine nella quale ha molto da perdere e poco da guadagnare, con una frenesia che sfiora l’ossessione.
Ad aiutarlo, più giovane di lui, c’è l’agente Nicola Russo. Ma quella che all’inizio sembra un’inchiesta su un’infermiera che condanna a morte i malati terminali si trasforma ben presto in una discesa agli inferi disseminata di cadaveri. I nuovi omicidi sembrano quasi delle punizioni divine, e a Montone richiamano alla memoria una maledizione: la regola del tre, secondo la quale in paese non si muore mai da soli, ma tre alla volta. Un thriller d’esordio teso e potente che richiama le atmosfere cupe e inquietanti di True Detective e disegna con precisione una provincia italiana dove la superstizione si intreccia con la diffidenza e l’avidità. Con la prima indagine dell’ispettore Domenico Montemurro, Roberto Rossi trascina il lettore in un vorticoso ottovolante di emozioni e colpi di scena, scandagliando i lati più oscuri delle relazioni e dei sentimenti umani: amore, amicizia, gelosia, vendetta.
Recensione de La regola del tre
La regola del tre si compone di circa quattrocento pagine, in cui ogni-singola-riga è realmente fondamentale per comprendere meglio la trama e la psicologia del nostro ispettore Mimmo Montemurro. La storia è ambientata in una zona dell’Italia centrale ancora intrisa, fin nelle ossa, delle antiche tradizioni che risalgono addirittura al medioevo e all’epoca immediatamente successiva. Il focus della narrazione, però, si concentra principalmente all’epoca dell’inquisizione, grazie alla lettura delle scene del crimine che Montemurro riesce a interpretare sempre perfettamente.
In questo romanzo tutto è estremamente reale e realistico. Nulla viene lasciato al caso o risulta “too much”. Siamo a Montone, un piccolissimo paesello di 1500 anime nella provincia di Perugia, in cui tutti si conoscono e non succede mai niente. Il luogo perfetto per un poliziotto che ne ha passate fin troppe e ricerca un po’ di tranquillità. Una tranquillità e una monotonia che vengono stravolte con la comparsa di un cadavere. La scena del crimine ha tutta l’aria di essere un’esecuzione. Curata in ogni dettaglio, dal più evidente al più piccolo e macabro, risulta ancora più d’impatto quando si scopre l’identità della vittima: don Lucio, il parroco del paese.
Ma c’è anche un’altra leggenda, a inquietare ulteriormente gli animi. Si dice che a Montone, non si muore mai da soli. Ma tre alla volta. Da quarant’anni.
La leggenda
Tutto ebbe inizio quarant’anni fa, quando la famiglia Feligetti fu vittima di un vero e proprio massacro. La famiglia era composta da quattro persone, ma a morire furono il papà, la mamma e la bambina: il figlio fu l’unico superstite. Non mi dilungo oltre per non incorrere in spoiler, ma credo sia chiaro che l’omicidio di don Lucio e la strage della famiglia Feligetti siano inestricabilmente connesse. Soprattutto nel momento in cui si aggiungeranno al bilancio delle vittime altri due nomi.
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A giudicare dalla vera e propria scenografia (e dai messaggi) che il killer lascia sulle scene del crimine, la matrice degli omicidi sembra essere di natura religiosa purista e affonderebbe le sue radici addirittura nei tempi dell’inquisizione. Ma il ripetersi della “regola del tre” fa anche pensare a una maledizione antica di cui il paese di Montone è vittima. Oppure, pensa Montemurro, è più semplicemente un serial killer che ama la pomposità delle sue “opere”. La verità salterà fuori solo alla fine del romanzo. Proprio alle ultime due pagine.
Tiriamo le somme
Trama intricata, contorta, che si arrampica su in alto per poi scendere vertiginosamente in picchiata, come sulle montagne russe. Insieme alla trama, il ritmo. Accelera e rallenta a piacimento, rendendo affannosa e adrenalinica la lettura. I personaggi sono un miliardo e mezzo, ma ognuno di loro è davvero utile ai fini della storia. Pure quello più marginale ha un ruolo fondamentale.
Per quel che mi riguarda, per me La regola del tre è il thriller dell’anno. Ne ho letti diversi nel 2024, ma questo, per la sua struttura, per la sua trama, per tutto quanto graviti intorno alla storia (sia a livello stilistico che narrativo), è almeno una spanna sopra gli altri. L’ho adorato. E lo consiglio.
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