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La casa senza ricordi, di Donato Carrisi

Tempo di lettura stimato: 3 minuti

Recensione: La casa senza ricordi è l’ultimo romanzo thriller psicologico di Donato Carrisi, edito Longanesi Editore. Torna Pietro Gerber, l’ipnotista addormentatore di bambini, che avevamo lasciato alla conclusione del caso di Hanna Hall in La casa delle voci.

La trama de La casa senza ricordi

Donato Carrisi – La casa senza ricordi

Editore ‏ : ‎ Longanesi (29 novembre 2021)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina rigida ‏ : ‎ 400 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 883045351X
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8830453517

Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini.

Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.

Recensione de La casa senza ricordi

Aspettavo con impazienza l’uscita di questo romanzo. Carrisi è da anni il mio autore preferito. Come avrete potuto notare nella recensione di Io sono l’abisso e, prima ancora in quella de La casa delle voci, le ultime pubblicazioni dell’autore non mi hanno soddisfatto abbastanza. Perlomeno, non le ho ritenute all’altezza dell’opera precedente.
Con La casa senza ricordi, speravo in un ritorno alle origini. Dopo aver abbandonato il cimitero di braccia e il tribunale delle anime, Carrisi si è dedicato a un viaggio nella psiche, escludendo totalmente i crimini efferati che prima lo caratterizzavano.

La casa senza ricordi

In quest’ultimo libro ho trovato sicuramente meno forzature nella trama, forse addirittura nessuna, a differenza di Io sono l’abisso che, invece, ne era strapieno. L’ho trovato anche migliore del suo “prequel” La casa delle voci, che mi aveva coinvolto molto poco rispetto ai romanzi precedenti. Tuttavia, nonostante avessi ridimensionato le aspettative, non sono riuscita ad attribuire più di tre stelle su cinque a La casa senza ricordi.

I motivi delle 3 stelle su 5

Due sono i motivi principali che mi hanno spinto a dare questo misero voto:

  • “Mette i brividi” così cita il The Times nel trafiletto posto sulla cover del libro. Mi trovo totalmente in disaccordo con questa citazione. È senza ombra di dubbio un romanzo coinvolgente e rapisce il lettore dalla prima all’ultima pagina. Ma questo esclusivamente grazie allo stile ipnotico dell’autore, perfezionato in questi 12 anni di esperienza. A tratti può mettere a disagio, creare delle sensazioni che non sono affatto piacevoli. Ma da questo a mettere i brividi, c’è un abisso.
  • Il cliffhanger. È una cosa che già tollero poco nel genere che più si addice a questa tecnica narrativa: il fantasy. Ma nel thriller è proprio un buco nell’acqua. Probabilmente, l’intenzione di Carrisi era quella di creare nel lettore uno sconcerto al quale non porre fine, non prima, almeno, dell’uscita del prossimo libro. Ma ribadisco che, nel thriller, questa tecnica non è la più indicata. Sicuramente ha destato la mia curiosità, e adesso spero vivamente di non dover aspettare anni prima di arrivare alla risoluzione definitiva del caso di Nikolin.

Cosa, invece, mi è piaciuto

Naturalmente, Carrisi è sempre una garanzia di stile. Il lessico utilizzato, le tecniche di ipnosi, il coinvolgimento del lettore all’interno della storia. Queste sono materie in cui l’autore eccelle. A partire dalla descrizione dei luoghi, passando per le emozioni di Gerber e le sedute di ipnosi con Nikolin. Tutto è curato nei minimi dettagli. Ed è proprio ciò che mi ha impedito di dare un voto finale inferiore alle tre stelle su cinque. Probabilmente non mi abituerò mai al nuovo Carrisi, quello che ha abbandonato il buio che ti fagocita e ti rigetta a suo piacimento, quello che se vieni inghiottito dal buio, non potrai allontanarti mai più da lui. Ma una cosa è certa. Continuerò ad acquistare i suoi libri, perché, ormai, anch’io sono figlia del buio, anche se il buio è nella mia testa, all’interno dello studio di uno psicologo infantile di Firenze.

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